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Naturalis Historia

con un testo di Rossella Farinotti

Building Gallery Milano

settembre-ottobre 2024​

EN.                 IT.       ​

 

Linda Carrara.
Le passeggiate. I paesaggi sdoppiati. La luna e il sole.


Non voglio mica la luna.
14 agosto. Villa d’Adda. Lo studio di Linda Carrara nel suo paese d’origine è ancora in fase di ristrutturazione. Se ne sta occupando lei, come con la sua casa laboratorio di Affori e lo studio di Bresso. É un processo lento, che la pittrice ha intrapreso anche per fare il punto tra passato e presente. In una stanza, infatti, stanno iniziando a formarsi stratificazioni di opere che hanno almeno dieci, quindici anni. Sono ordinate per grandezza, inserite in una rastrelliera in ferro. Mentre, sulle pareti e a terra, in alcuni ambienti grigi cemento, ancora grezzi, o sul pavimento in legno da poco posato, si possono già vedere nuove sperimentazioni. Si è rifugiata in questo luogo durante l’estate per studiare, lavorare, dipingere. Sui muri non verniciati ci sono persino delle nuove prove di colori, non verdi, rossi o blu, come mi aspettavo dagli ultimi frottage, ma una serie di neri e grigi. Guardando poi in giro, ho capito perché. Come ad ogni progetto che riparte, Carrara aderisce a un percorso nuovo con dei codici linguistici che prendono inedite strade, rimanendo pur sempre riconoscibili nella matrice. Sul pavimento dello studio ci sono dei tondi, realizzati con la tecnica del frottage a olio, che rappresentano delle lune. Questo soggetto è un nuovo approdo per la pittrice: la sua forma sferica, la materia tridimensionale, la superficie che ricorda i frottage realizzati negli ultimi anni, sono elementi nuovi che aderiscono alle ricerche passate, sedimentate e personali.
La luna è un oggetto puro, che l’uomo ha preso sotto assedio da secoli, ma che sottende ancora a forze e misteri che non sappiamo condensare in un’unica narrazione. Forse Linda ha deciso di disegnarla, di dipingerla come soggetto che si ripete in ogni sua forma, in ogni sua fase lunare, per controllarne mutazioni, percezioni, esperienze. La luna, quella “terra celeste” in cui questo mondo si può specchiare. La luna qui rappresenta la notte. La notte rappresenta la pausa da dove poi si ricomincia.

Ma come è verde qui intorno. Tempo e spazio. 

“Che bella giornata poi qui è bello tutto verde. Oggi vado, vado più là adesso. Ho visto un verde, un rosa ed un rosso. Un amaranto sposato ad un bianco. Ed il parco, due panchine misteriose
Senza un colore sembravano grigie ed erano vuote”. Sempre nello studio in campagna, ci sono delle grandi finestre rettangolari dalle quali si vede la natura. A sinistra di una di queste fessure, verso l’esterno, Carrara ha appeso delle fotografie di paesaggi. Si tratta dei luoghi vicino all’Adda - lo si intuisce dall’acqua del fiume, da una grande roccia al centro, proprio quella leonardesca della Vergine delle rocce, da cui la pittrice si è ispirata in passato per i primi frottage realizzati in Italia - visti e scattati dall’artista durante le sue passeggiate. La prima passeggiata, ad esempio, è il titolo del polittico esposto a Fondazione ICA Milano nel 2022, o, l’anno prima, della grande pittura che rappresentava uno stagno, installata oltre due grandi travi in legno di rovere, anch’esse modificate dall’artista, presso The Open Box. Il verde, la natura, la passeggiata: è qui che tempo e spazio trovano l’equilibrio corretto per Linda Carrara.  È da qui che si può realizzare un buon lavoro, grazie all’esperienza approfondita e assorbita in questi luoghi, che, sia con la tecnica del frottage che ruba direttamente alcuni elementi sul posto d’origine, che, successivamente, attraverso il mezzo della fotografia e, naturalmente, del disegno, si può portare a casa almeno una traccia di quel momento, di quella sensazione di pace solitaria all’interno di un cammino che diventa poi un nuovo immaginario. 

In questi paesaggi giorno e notte erano ambivalenti. All’artista non importava definire il tempo, intanto bastava tracciarne lo spazio. In Naturalis Historia presso Building Gallery Linda Carrara separa i momenti: c’è la notte, e poi c’è il giorno. Sono due elementi divisi, che si susseguono, addirittura compenetrano l’una nell’altro, rappresentando due immaginari diversissimi, entrambi equi, vivibili, naturali. 

 

Una formica quando nasce sa già cosa fare della sua vita. L’uomo no.

Mi ha sempre colpito questa frase che mi disse Linda Carrara tanti anni fa. La sicurezza di questo statement sulla nostra condizione di umani è stata una chiave di lettura per comprendere anche i soggetti che l’artista sceglieva di rappresentare. Dal figurativo delle prime mostre, dove l’umano era un soggetto ricorrente, soprattutto quello femminile, per poi concentrarsi sulla cornice intorno, prima architettonica, anche data dai suoi dettagli come pavimenti, elementi decorativi, marmi, per poi giungere alla natura morta, di cui è stata precorritrice nella pittura in Italia per la generazione nata negli anni ottanta. Credo che ancora oggi per Linda Carrara la sicurezza e fermezza - seppur mutevole nelle forme - della natura o dell’oggetto prevalgano sull’uomo, che, invece, è in costante ricerca, in perenne cammino. Anche in questa mostra che si sviluppa su due piani della galleria Linda ha dedicato le sue forze alla natura, dove soli e lune, come anticipato, sono protagoniste, e dove il doppio diviene un nuovo elemento di indagine. Due piani dunque, due elementi, due entità - giorno e notte, bene e male - e sdoppiamenti continui tra estetiche e materiali. Come le note macchie di Rorschach, Carrara ha creato una serie di opere pittoriche legate al paesaggio. Le parti dipinte a olio si sviluppano l’una nell’altra, in un continuum di colori e prospettive che mutano da sopra a sotto. Cieli che affiorano su terreni verdi. Campiture che sottostanno a cieli, a volte azzurri, altre dalle nuvole grigie e in movimento. Un dualismo che introduce a una visione più complessa, specchiata. 

 

Un piano la notte e l’altro il giorno.
Il primo piano di Building Gallery che custodisce il percorso di Linda Carrara rappresenta un preludio notturno al nuovo racconto per immagini che l’artista ha intrapreso: disegno, pittura, scultura, racconti vengono sviscerati e messi in mostra. Qui è presente una forma di marmo giallo di Siena che l’artista ha individuato, scelto e fatto tagliare alla maniera delle sue tele o delle sue travi dipinte: la parte spaccata è un paesaggio lunare. Non ha bisogno di altro intervento umano, sembra una pittura di Linda. “Si finge legno”, mi dice l’artista. Come le rocce del deserto dell’Arizona, questa pietra-corteccia è levigata su un lato, mentre all’interno è un paesaggio frastagliato, con screziature apparentemente tracciate a matita. Questo raffinato blocco è posizionato su un tondo riflettente nero. Il contesto restituito ricorda quello di Narciso che si specchia nella natura, nell’acqua. Del resto si innamorò del suo doppio. Sempre nel notturno, sono installati tre paesaggi neri, realizzati dall’artista tutti insieme, come in un corpo unico di lavoro. L’impatto estetico è quello di ambienti specchiati su una tela nera che dialogano con le otto lune che Linda Carrara ha realizzato con il frottage. Le lune sono rappresentate attraverso le diverse fasi: dallo spicchio, al quarto di luna, alla gibbosa, fino alla luna piena. Un preludio, appunto, che accompagna il visitatore al secondo piano, dove da notte l’immaginario muta nel giorno.

Qui la pittrice accompagna lo spettatore verso la luce. L’impatto dato dalle fotografie fucsia, un corpo di lavoro scattato nel 2004 ed esposto al pubblico solamente a Londra nel 2024, presso la mostra The highest degree of the human wisdom, è vivissimo: le immagini specchiate guardano il pubblico come si guardano tra loro. La narrazione procede verticalmente, il movimento è dato dal paesaggio astratto. Queste opere inedite puntellano lo spazio visivo, che, grazie all’escamotage dello specchio, fanno percepire il paesaggio in maniera asimmetrica. E poi ci sono i tre soli: il principale è un marmo giallo di Siena, che riprende la materia del piano sottostante. Appare come una macchia aperta che nasce dalla pietra stessa. È il sole che sorge o tramonta. E poi un tondo in giallo Reale, che per Linda rappresenta il “midi”, il momento di mezzo dove sole e luna si scambiano, il “punto focale”.  L’ultimo sole è in onice verde e richiama, invece, un ambiente dove compare del verde, stratificato.
A sigillare concettualmente la mostra, questo denso percorso lunare che diventa giorno e viceversa, ci sono due autoritratti dell’artista allo specchio. Anzi, un autoritratto replicato nel suo doppio. Questo gesto di saluto, in ciascun piano dell’esposizione, per Carrara è un delicato ritorno al figurativo, una firma dell’artista per sigillare un momento di riflessione. Carrara è demiurgo dello spazio e delle sue connessioni tra i diversi elementi scultorei e pittorici. I materiali indagati a volte sono trattati, altre, come nel caso del marmo, scelti e lasciati come sono: le stratificazioni, le fasi lunari, i doppi, gli ambienti, tutto si fa da sé, una volta impostato l’immaginario estetico e narrativo. 

 

Rossella Farinotti

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EN

The walks. The split landscapes. The moon and the sun.

It's not like I want the moon

August 14th. Villa d'Adda. Linda Carrara's studio in her hometown is still undergoing renovation. She is taking care of it, as with her laboratory-house in Affori and her studio in Bresso. It is a slow process, which the painter has also undertaken to take stock of the past and present. In one room, in fact, layers of works that are at least ten to fifteen years old are beginning to form. They are sorted by size, and placed in an iron rack. On the walls and on the floor, as well as in some still raw gray cement rooms, or on the newly laid wooden floor, new experiments can already be seen. She took refuge in this place during the summer to study, work, paint. On the unpainted walls, there are even some new color tests; not greens, reds or blues, as I expected from the last frottage, but a series of blacks and grays. Looking around, I understood why. As with every project that restarts, Carrara sticks to a new path with linguistic codes that take new ways while remaining recognizable in the matrix. On the studio floor, there are tondi representing moons, made with the oil frottage technique. This subject is a new landing place for the painter: its spherical shape, three-dimensional matter, and surface reminiscent of the frottages made in recent years are new elements that adhere to past, sedimented and personal research.

The moon is a pure object, which man has taken under siege for centuries, but which still underlies forces and mysteries that we cannot condense into a single narrative. Perhaps, Linda decided to draw it, to paint it as a subject that repeats itself in each of its forms, in each of its moon phases, to control its mutations, perceptions, experiences. The moon, that “celestial earth”1 in which this world can be mirrored. The moon here represents the night. Night represents the pause from where we begin again.

 

But how green it is around here. Time and space.

“What a beautiful day. Also, here it’s all green, that's why it's beautiful. Today I go, I go further now. I saw a green, a pink and a red. An amaranth married to a white. And the park, two mysterious benches. Without a color they looked gray and were empty”2. Again, in the country studio, there are large rectangular windows from which nature can be seen. On the left of one of these slits toward the outside, Carrara hung photographs of landscapes. These are the places near the Adda River-you can tell by its water, by a large very Leonardo-like rock in the center, reminiscing of the Virgin of the Rocks, from which the painter was inspired in the past for the first frottages she made in Italy-the rock was seen and photographed by the artist during her walks. The first walk, for example, is the title of the polyptych exhibited at Fondazione ICA Milano in 2022, or, the year before, of the large painting representing a pond, installed beyond two large oak beams, also modified by the artist, at The Open Box. The green, the nature, the walk: this is where time and space find the correct balance for Linda Carrara. It is from here that good work can be made, thanks to the experience3 deepened and absorbed in these places, that, whether through the technique of frottage that directly steals some elements on the place of origin, or, through the photography and, of course, drawing, one can bring home at least a trace of that moment, of that feeling of solitary peace within a walk that becomes a new imaginary. In these landscapes, day and night were ambivalent. The artist did not care to define time; in the meantime, it was enough to outline their space. In Naturalis Historia at BUILDING Linda Carrara separates the moments: there is night and then there is day. They are two divided elements, following one another, even interpenetrating one into the other, representing two very different imaginaries, both equal, livable, natural. 

 

When an ant is born it already knows what to do with its life. The man does not.

I have always been struck by this statement Linda Carrara said to me many years ago. The certainty of this statement about our condition as humans was a key for understanding the subjects the artist chose to depict. From the figurative style of the first exhibitions, where the human was a recurring subject, especially the female, to the focusing on the frame around, at first architectural, also given by its details such as floors, decorative elements, marbles, and then to still life, of which she was a forerunner in Italian painting for the generation born in the 1980s. I believe that even today for Linda Carrara the confidence and firmness - albeit changing in form - of nature or the object prevails over man, who instead, is in constant search, on a perpetual journey. In this exhibition that spans over two floors of the gallery as well Linda has dedicated her energies to nature, where suns and moons, as anticipated, are protagonists, and where the double becomes a new element of investigation. Two floors then, two elements, two entities - day and night, good and evil - and continuous doublings between aesthetics and materials. Like the well-known Rorschach spots, Carrara has created a series of pictorial works related to landscape. The oil-painted parts develop into each other, in a continuum of colors and perspectives that change from top to bottom. Skies surfacing over green terrain. Fields that underlie skies, sometimes blue, others from moving gray clouds. A dualism that introduces a more complex and mirrored vision.

 

One floor the night and the other the day. 

The second floor of BUILDING that keeps Linda Carrara's path represents a nocturnal prelude to the new narrative through images that the artist has undertaken: drawing, painting, sculpture, and stories are explored and put on display. Here is a shape of yellow Siena marble that the artist has identified, chosen and had cut in the manner of her canvases or painted beams: the split part is a moonscape. It needs no other human intervention; it looks like a painting by Linda. “It pretends to be wood,” the artist tells me. Like the rocks of the Arizona desert, this stone-cortex is polished on one side, while inside is a jagged landscape, with speckles seemingly drawn in pencil. This sophisticated block is set on a black reflective roundel. The suggested context is reminiscent of Narcissus being reflected in nature, in water. After all, he fell in love with his double. Also, in the nocturne, three black landscapes are installed, made by the artist all together as in a single body of work. The aesthetic impact is that of mirrored environments on a black canvas that dialogue with the eight moons that Linda Carrara has made with frottage. The moons are represented through the different phases: from the wedge, to the quarter moon, to the gibbous, to the full moon. A prelude, in fact, that accompanies the visitor to the second floor, where from night the imagery changes to day.

Here the painter accompanies the viewer into the light. The impact given by the fuchsia photographs, a body of work taken in 2004 and exhibited to the public only in London in 2024 at the exhibition The highest degree of the human wisdom, is most vivid: the mirrored images look at the audience as they look at each other. The narrative proceeds vertically, the movement is provided by the abstract landscape. These unseen works shore up the visual space, which, thanks to the contrivance of the mirror, make the landscape perceived asymmetrically. And then there are the three suns: the main one is a yellow Siena marble, which echoes the material of the plane below. It appears as an open spot arising from the stone itself. It is the sun rising or setting. And then a roundel in Royal yellow, which for Linda represents the “midi,” the in-between moment where sun and moon exchange, the “focal point.” The last sun is in green onyx and recalls, instead, an environment where layered green appears. Indeed, a self-portrait replicated in its double. This gesture of greeting is a delicate return to the figurative, a signature of the artist to seal a moment of reflection. Carrara is a demiurge of space and its connections between different sculptural and pictorial elements. The materials investigated are sometimes treated, in other circumstances, as in the case of marble, chosen and left as they are: the stratifications, the phases of the moon, the doubles, the environments, all make themselves, once the aesthetic and narrative imagery is set.

Rossella Farinotti

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